STEP7) Un'etica del lavoro: lavorare è la cosa giusta

La creazione di un’etica del lavoro ha valore a livello collettivo: dalla necessità di lavorare segue il dovere di lavorare bene, e lavorare bene implica seguire una serie di regole che pertengono non solo al lavoro in sé, ma anche al lavoro all’interno di una comunità, ovvero al lavoro come regola comportamentale.
Ed ecco quindi l’esortazione al lavoro che a più riprese è ribadita nel testo di Opere e giorni (Ἔργα καὶ Ἡμέραι). 
Un esempio emblematico della centralità del lavoro nel sistema dei valori sociali tematizzati da Esiodo sono i versi 299-316: qui all’esortazione iniziale («lavora, Perse!») segue l’illustrazione dei vantaggi che il lavoro presenta: vantaggi concreti in termini materiali (= allontanamento della fame e della miseria) e sociali (= apprezzamento del lavoro da parte di dèi e uomini):
"lavora, Perse, luminosa stirpe!, affinché Fame ti
odi e ti ami Demetra dalla bella corona,                                                
degna di rispetto, e il tuo magazzino riempia di viveri;
infatti Fame sempre è compagna dell’uomo inoperoso;
di lui si risentono uomini e dèi: di chi inoperoso
vive, simile d’indole ai fuchi inermi,
che la fatica delle api consumano inoperosi                                        
mangiando; a te sia caro preparare opere adeguatamente,
perché i tuoi magazzini siano pieni di viveri in ogni stagione.
Grazie alle opere gli uomini sono ricchi di greggi e benestanti,
e chi lavora molto più caro agli immortali
[e agli uomini sarà, ché molto odiano gli inoperosi.]                          
Nessun biasimo al lavoro; biasimo all’inattività.
Se ti metti all’opera, subito ti emulerà l’inoperoso,
poiché ti arricchisci: di ricchezza prestigio e rinomanza sono compagni.
Quale sia il tuo destino, è più vantaggioso lavorare,
se dai beni altrui l’animo folle                                                                
al lavoro volgendo del sostentamento ti curi, come io ti esorto".
Giacché bisogna lavorare, bisogna lavorare bene, perché il lavoro porta vantaggi: questo, in estrema sintesi, il ragionamento che porta dall’accettazione del lavoro alla sua valorizzazione etica.

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