STEP6) La letteratura da sempre ha tematizzato problemi di natura etica

I trattati politici medievali come il De monarchia di Dante Alighieri avevano come autorità quella religiosa, mentre la trattatistica quattrocentesca delineava un elenco di virtù morali di cui il principe doveva essere espressione. 
Macchiavelli nel Principe si chiede: è possibile fare politica senza sacrificare norme e valori morali considerati altrimenti validi?
Secondo gli autori dell'epoca, il buon principe è il sovrano moralmente retto, il principe cristiano che possiede virtù come generosità, liberalità, fortezza, prudenza o moderazione.
A questa pluralità di virtù morali, Machiavelli contrappone, la virtù al singolare, che indica non tanto una singola qualità del carattere, ma un certo tipo umano, un carattere nella sua totalità; ad esempio, quello che Cicerone aveva identificato appunto nel vir virtutis, nell’uomo di virtù, capace di attingere il più alto onore e la massima fama per mezzo di qualità che niente hanno a che fare con le virtù cristiane.

Nel capitolo XV egli afferma:  

"sendo l'intento mio scrivere cosa utile a chi la intende, mi è parso più conveniente andare drieto alla verità effettuale della cosa, che alla immaginazione di essa. E molti si sono immaginati repubbliche e principati che non si sono mai visti né conosciuti essere in vero; perché elli è tanto discosto da come si vive a come si doverrebbe vivere, che colui che lascia quello che si fa per quello che si doverrebbe fare, impara più tosto la ruina che laperservazione sua: perché uno uomo che voglia fare in tutte le parte professione di buono, conviene rovini infra tanti che non sono buoni. Onde è necessario a uno principe, volendosi mantenere, imparare a potere essere non buono, et usarlo e non usare secondo la necessità".

Si tratta di un individuo dotato di caratteristiche che possono non essere considerate necessariamente positive, anzi: desiderio di gloria presente e di fama futura, il desiderio di potere. 
Ma il vir virtutis possiede anche la capacità di saper leggere le circostanze in cui si trova ad agire, di cogliere l’occasione vincente e di perseguire i suoi scopi con decisione e senza preoccuparsi troppo del giudizio morale altrui, visto che in fondo quello che conta è il successo, come Machiavelli non si stanca di sottolineare, ed è in base ad esso che saremo giudicati nel presente e nel futuro.
Quindi il Machiavelli afferma che l’azione politica non può essere giudicata sulla base di criteri morali, ma obbedisce a criteri suoi propri, quelli degli specula principum (http://www.treccani.it/enciclopedia/specula-principum-in-eta-moderna_%28Enciclopedia-Costantiniana%29/), non a una possibile etica delle istituzioni e ciò non significa, che non esista per lui un’etica propriamente politica, nel senso di quell’insieme di valori propri di una comunità che definiscono un modello di vita ideale per i suoi cittadini.

"Et io so che ciascuno confesserà che sarebbe laudabilissima cosa uno principe trovarsi di tutte le soprascritte qualità, quelle che sono tenute buone: ma, perché non si possono avere né interamente osservare, per le condizioni umane che non lo consentono, li è necessario essere tanto prudente che sappia fuggire l'infamia di quelle che li torrebbano lo stato, e da quelle che non gnene tolgano guardarsi, se elli è possibile; ma, non possendo, vi si può con meno respetto lasciare andare. Et etiam non si curi di incorrere nella infamia di quelli vizii sanza quali possa difficilmente salvare lo stato; perché, se si considerrà bene tutto, si troverrà qualche cosa che parrà virtù, e seguendola sarebbe la ruina sua; e qualcuna altra che parrà vizio, e seguendola ne riesce la securtà et il bene essere suo".

Riassumendo appunto, non è qualsiasi fine che giustifica l’uso dei mezzi più contrari alla morale tradizionale, ma soltanto un certo tipo di fine: quello legato al raggiungimento di una fama eterna.
Ma come dare sostegno all' affermazione per cui in Machiavelli ci sarebbe un’etica politica che lo porta a giustificare la violazione di norme morali solo a condizione che ciò contribuisca alla gloria di una repubblica o di un principato?
L'opposizione tra politica e morale in Machiavelli fu analizzata da Benedetto Croce che in un saggio del 1924, sosteneva che Machiavelli "scopre la necessità e l'autonomia della politica… che è al di là, o piuttosto di qua , dal bene o dal male morale"
Più tardi, nel 1949, ritornando sullo stesso argomento, Croce vedrà  nel pensiero di Machiavelli  due autonomie: quella della politica e quella della morale, la ricerca di equilibrio tra ethos e kratos (etica e potenza).



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