Jacques Monod: una nuova etica



La conoscenza è stata sempre il primo passo per l'agire, per l'etica.
Oggi che la scienza ci offre una nuova visione del mondo, mettendoci di fronte alla cogente accettazione che le azioni umane sono determinate e che nella vita dell'uomo biologico predomina il caso è il momento di impostare nuovi valori etici per la stessa conoscenza:
«L'etica della conoscenza ossia l'accettazione ossia la consapevolezza della necessità del caso di un caso prolungato sia a livello biologico che a livello comportamentale può riscattare l'uomo dalla falsità dei modelli animisti e materialistici».
Bisogna quindi andare oltre una concezione animistica di una realtà dove si attribuiscono proprietà spirituali a determinate realtà materiali così come superare la visione di una vita umana impostata secondo i valori rigidamente ed esclusivamente materiali rivelati dalla nuova scienza.

Adam Smith: teoria dei sentimenti morali


Adam Smith

Egli sosteneva un sistema morale fondato sul principio di simpatia che comporta l’immedesimazione nelle passioni e nei sentimenti altrui e che differisce dalla benevolenza e dall’altruismo pur non sostituendosi all’egoismo.


Come Hume, Adam Smith mette la simpatia al centro delle relazioni umane.
"La simpatia" è, infatti, il titolo del primo capitolo della "Teoria dei sentimenti morali", l’opera che ha impegnato a lungo Adam Smith e sulla quale è tornato più volte con correzioni, ripensamenti e sei edizioni.





“Dove la moralità è troppo forte l’intelletto perisce” (F. Nietzsche)

Cos'è l'etica e cos'è la morale?

Sono la stessa cosa?

STEP24) Una piccola sintesi

Siamo giunti alla conclusione.
Durante questo percorso abbiamo scoperto le origini della parola "etica" e le sue sfumature all'interno di altre culture, abbiamo perfino tentato di proiettarla in un'immagine.
L'etica è il nostro "braccio destro" per ogni decisione, l'etica come disse Edgar Morin: "deve formarsi nelle menti a partire dalla coscienza che l'umano è allo stesso tempo individuo, parte di una società, parte di una specie".
Abbiamo constatato che l'etica riguarda tutti da sempre, dal giorno zero.
 Le riflessioni sul termine iniziarono solo nell'antica Grecia con Socrate, i sofisti e poi Platone; e queste riflessioni sono tutt'ora un tema molto attuale.
L'etica è parte di noi, della nostra mitologia e letteratura, della nostra arte, per fino della nostra pubblicità e dei nostri film.
Anche in questo momento di difficoltà, l'etica è argomento vivo e presente.
Ma l'etica non bada solo a noi, comuni mortali, si prende cura anche del nostro ambiente e sopratutto del nostro futuro.
Il filosofo Hans Jonas dichiara neoaristotelicamente che vi è un dover essere intrinseco all'essere, cioè un finalismo interno all'ordine delle cose, il quale fa sì che la vita esiga la conservazione della vita.
Ed infine, ci siamo anche chiesti...
chissà se sarebbe bello un mondo con un'utopia eticamente etica, o meglio, chissà se sarebbe giusto?
E di sicuro un filosofo come Nietzsche risponderebbe: "un sistema morale valido per tutti è fondamentalmente immorale."






STEP22) Cos'è giusto fare?

Prima puntata : 
Francesco è un semplice ragazzo diciottenne di città.
Aspettate, non semplice come pensate.
E' un ragazzo molto ansioso, insicuro e spesso talmente indeciso da lasciarsi prendere  dai suoi frequenti attacchi di panico.
Ma credo che queste piccole sue sfumature non facciano di lui un ragazzo "non-semplice".
A parte questi piccoli dettagli; come ogni ragazzo, o meglio, come ogni essere vivente si trova spesso di fronte a molte sfide difficili.
In ogni situazione della sua vita, la sua mente è come se fermasse il tempo.
Si ferma il tempo, si blocca, Francesco si crea una sua dimensione.
E cosa succede?
Nella sua mente iniziano a parlare molte voci, molte voci che iniziano a suggerirgli cosa fare e perché.
La devo aiutare quella vecchietta?
Al telegiornale stanno parlando della pena di morte, è una cosa giusta?
Che università devo scegliere?
Tratto bene mia sorella?
Francesco, però non è solo, ha Carla la sua migliore amica.
Carla è una ragazza tutta il contrario del suo Fra, molto decisa e spensierata.
Carla è proprio la sua "life coach", senza di lei Francesco non saprebbe che fare.
Mercoledì 15 aprile 2046.
Come ogni mattina Carla parte da casa in bici per recarsi al bar "Aurora", dove ha appuntamento fisso con Fra per andare a scuola.
L'appuntamento è alle 8.15 e guai fare tardi, se no, la nostra Carla va su tutte le furie e Fra lo sa bene.
8.30
Quella mattina fu la svolta.

Seconda puntata :
("poco prima")
Carla era da poco partita da casa.
Stranamente era in ritardo.
Colpa del rossetto, aveva macchiato la sua t-shirt nuova e una precisina come lei non si sarebbe mai potuta presentare così a scuola.
Che belli questi fiori nuovi al parco.
Si, sono davvero molto belli, ma neanche il tempo di poterli assaporare con gli occhi che...
bam!
Carla venne scaraventata a terra da un auto.
Un auto che andava un po' troppo veloce.
Già.
Francesco corre, corre, corre e ancora corre, corre verso l'ospedale.
15 ore dopo riesce a vedere Carla.
E' difficile riconoscerla, ma la loro amicizia gli permette di riconoscersi e sentirsi anche a distanza di chilometri.
Francesco si avvicina, le prende la mano.
Carla riesce solo a parlare.
Nessun movimento.
("tre mesi dopo")
Carla vuole morire.
Se ne è convinta in un secondo, appena i medici le hanno riferito che non ci sono speranze.

Terza puntata :
E' ormai passato un anno.
Carla non ne può più.
Non è cambiato nulla, anzi, Carla non è più la Carla spensierata di una volta.
Pensa in modo eccessivo, è già morta dentro.
Ma come ogni domenica, Francesco è pronto ad andare a trovarla.
"Uccidimi tu".
Un nodo alla gola e nient'altro.
Francesco è appena ricaduto in un altro dei suoi soffocanti attacchi.
"Si, hai sentito bene, se ci tieni a me rendimi libera visto che io non posso decidere per me stessa".
Sono queste le parole che seguirono.
Francesco pensa.
Perché non può decidere lei per se stessa?
Starebbe davvero meglio?
Io come mi sentirei?
Lo vorrei fare per lei, ho sempre fatto tutto per la mia Carla.
E se finissi in carcere?
Be', ma violerei la legge per realizzare un sogno che dalla sognatrice non può essere realizzato.
Certo, è un ragionamento del tutto sbagliato e illogico.
Sto solo cercando di svagare la mente, ma torna sempre il dubbio.
Lo faccio o no?
Potrei staccarle quel grosso tubo.
Sarebbe puro caso.
Ma sono sicuro che lo voglia per davvero?
E' una cosa sbagliata, ma lei lo vuole.






Risultati questionari temi di etica attuale

Come la pensa il mondo?
È giusto o sbagliato?
Tu come la pensi?

STEP21) L'etica dell'etica

Thomas Nagel

Thomas Nagel ha rilevato che la storia dell'etica si può tutta concentrare intorno ai rapporti tra vita giusta e vita buona.
Quando la felicità è intesa come il culmine della vita morale (Aristotele), la giustizia è compresa all'interno della vita buona e in questi termini definita. 
Quando la giustizia costituisce il fine dell'intera vita morale (Platone), la vita buona è definita nei termini della vita giusta. 
Quando la vita giusta è ritenuta la sola ad avere propriamente un valore morale (Bentham, Kant), la vita buona resta fuori dalla porta dell'etica.
 Quando la vita buona supera quella giusta e se la lascia dietro le spalle (Nietzsche), allora quest'ultima non ha più una dignità etica.
Nagel vede nell'etica contemporanea una sorta di divaricazione, una separazione tra il giusto, luogo dell'imparzialità e della moralità, e il buono, luogo dell'interesse soggettivo e della felicità.
La crisi del fondamento razionale etico è crisi della giustizia, cioè del primato della morale intesa come insieme di leggi universali. 
Conseguentemente viene meno ogni primato della giustizia ed ogni pretesa d'identificare l'etica con la vita giusta.
Accanto alla questione di giustizia, e con dignità almeno pari, si pongono le questioni della felicità personale, della realizzazione della propria esistenza, della piena espansione dell'individualità, di quella che oggi si chiama in termini vaghi «fioritura» dell'io.
L'etica recepisce accanto ai doveri i diritti, gli interessi, i desideri, i piaceri, la fruizione, la realizzazione, l'espansione dell'io, in una parola la «felicità». 
Una nuova domanda etica s'impone prepotentemente: che cos'è che voglio veramente per me?


Cos'è il male?

Cos'è il male?

Leopardi annotava:

 “Tutto è male. Cioè tutto quello che è, è male: che ciascuna cosa esiste è un male; ciascuna cosa esiste per fin di male; …”  [ Zibaldone, pag. 4174 ]

Come mai Leopardi non ha potuto godere della felicità?

Leopardi aveva un desiderio di felicità sconfinato, ma che probabilmente non trovò nessuno con cui mettere a tema ciò che aveva a cuore, qualcuno del suo livello, della sua sensibilità.

Egli scrive a un amico:" Che cos’è dunque la felicità, mio caro amico? e se la felicità non esiste, che cos’è dunque la vita?".

Sempre annoverato tra gli scrittori più pessimisti, Leopardi ha invece amato terribilmente la vita, ma un’anima troppo sensibile e con eccesso di raziocinio può essere indirizzata verso una scelta pessimistica o addirittura nichilistica e percepire la realtà come infinita vanità del tutto(A se stesso, 1833).

Leopardi credeva che nell’uomo non ci fossero idee innate”, dice Elisei, “ogni uomo secondo lui non nasce quindi con quel fascio di esigenze prime che ci permettono di distinguere ciò che è giusto, ciò che è sbagliato, ciò che è buono, ciò che e cattivo. Teorizzando l’assenza delle idee innate Leopardi arriva a dire che tutto è relativo e se tutto è relativo nulla vale la pena, tutto diventa nulla”.

Perché Leopardi non è arrivato al suicidio?

La grandezza di Leopardi è un paradosso: non è coerente, per cui la sua posizione così ferocemente negativa lascia un’ultima via d’uscita che è aggrapparsi all’esistenza come tentativo di poter trovare una risposta, per questo decide di non suicidarsi.


STEP20) Zibaldone



Zibaldone del Leopardi

Lo Zibaldone, o meglio "Zibaldone dei pensieri", è un diario che raccoglie riflessioni ed aforismi del Leopardi.
Scritti tra luglio  del 1817 e agosto 1832, per un totale di 4526 pagine.
Tra i molteplici temi trattati viene anche  riesaminato il concetto cristiano di Dio.
La fine di Dio significa anche la fine di ogni verità e legge assoluta; se l’idea di Dio è frutto di umana convenzione, è inevitabile che anche la morale, che trova in Dio stesso il proprio «fonte, autore, tipo, ragione, padrone, arbitro» ( (Zib. 1710) non sia più verità universale e assoluta. 
La mutabilità dei principi morali, modificatisi nel corso dei secoli e di popolo in popolo, dimostra che
evidentemente la non esistenza di una morale eterna, assoluta, antecedente [...]; e che essa, come ha bisogno di adattarsi alle diverse circostanze e delle nazioni e de’ tempi (e delle specie, se diverse specie di esseri avessero morale, e legislazione), così per conseguenza da esse dipende, e da esse sole deriva (Zib. 2264, corsivo di Leopardi).
Già dall’agosto del 1820 (Zib. 209) Leopardi aveva espresso questa convinzione, asserita nuovamente tre mesi dopo a dimostrazione che i doveri e la morale non derivano da legge naturale, né sono fondati su principi innati e comuni a tutti i viventi:
[la morale determinata] […] non è insegnata dalla natura, ma è legge di pura convenzione, cagionata dall’utilità e necessità sua, utilità e necessità riconosciuta dalla ragione e per via d’argomento, non istillata e ingenita negli animi dalla natura senza bisogno di riflessione. E così il diritto delle genti, che si crede naturale, […] contiene una legge di pura convenzione, la quale prima ch’esistesse, non era colpa il contravvenirle, come si sarà mille volte fatto (Zib. 342).
Non più investiti di valore oggettivo e applicabilità universale i principi morali sono privi di validità e autorità assolute, creazioni legate al momento storico e alle circostanze etnico-geografiche.
Dal canto loro gli esseri umani, senza leggi morali  universalmente valide, si trovano a vivere in un mondo privo di fondamenta etiche.
Anche l’idea che la natura umana sia permanente e immutabile, in cui siano riconoscibili leggi morali altrettanto inalterabili, è «un sogno»; infatti non esiste legge «scolpita primordialmente ne’ nostri cuori» e l’idea di morale nasce con la società perché «l’uomo isolato non aveva bisogno di morale, e nessuna ne ebbe infatti, essendo un sogno la legge naturale» (Zib. 1638). 
Dunque «il bene e il male morale non ha nulla di assoluto. 
Non v’è altra azione malvagia, se non quelle che ripugnano alle inclinazioni di ciascun genere di esseri operanti: nè sono malvage quelle che nocciono ad altri esseri, mentre non ripugnino alla natura di chi le eseguisce» (Zib. 1624).
Gli esseri umani hanno tuttavia un meccanismo intrinseco che permette loro di vedere il mondo in termini morali; questo meccanismo è mosso dall’idea di convenienza.
L’idea relativa e non assoluta della morale è una convinzione costante e inalterata del discorso leopardiano, che la considera una convenzione; essa è regolata, secondo Leopardi, dalla convenienza, cioè da quel processo di ripetizione che trasforma determinate idee, convinzioni e percezioni in abitudini.

Jacques Monod: una nuova etica

Jacques Monod La conoscenza è stata sempre il primo passo per l'agire, per l'etica . Oggi che la scienza ci offre una nuo...