Cos'è il male?

Cos'è il male?

Leopardi annotava:

 “Tutto è male. Cioè tutto quello che è, è male: che ciascuna cosa esiste è un male; ciascuna cosa esiste per fin di male; …”  [ Zibaldone, pag. 4174 ]

Come mai Leopardi non ha potuto godere della felicità?

Leopardi aveva un desiderio di felicità sconfinato, ma che probabilmente non trovò nessuno con cui mettere a tema ciò che aveva a cuore, qualcuno del suo livello, della sua sensibilità.

Egli scrive a un amico:" Che cos’è dunque la felicità, mio caro amico? e se la felicità non esiste, che cos’è dunque la vita?".

Sempre annoverato tra gli scrittori più pessimisti, Leopardi ha invece amato terribilmente la vita, ma un’anima troppo sensibile e con eccesso di raziocinio può essere indirizzata verso una scelta pessimistica o addirittura nichilistica e percepire la realtà come infinita vanità del tutto(A se stesso, 1833).

Leopardi credeva che nell’uomo non ci fossero idee innate”, dice Elisei, “ogni uomo secondo lui non nasce quindi con quel fascio di esigenze prime che ci permettono di distinguere ciò che è giusto, ciò che è sbagliato, ciò che è buono, ciò che e cattivo. Teorizzando l’assenza delle idee innate Leopardi arriva a dire che tutto è relativo e se tutto è relativo nulla vale la pena, tutto diventa nulla”.

Perché Leopardi non è arrivato al suicidio?

La grandezza di Leopardi è un paradosso: non è coerente, per cui la sua posizione così ferocemente negativa lascia un’ultima via d’uscita che è aggrapparsi all’esistenza come tentativo di poter trovare una risposta, per questo decide di non suicidarsi.


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