STEP21) L'etica dell'etica

Thomas Nagel

Thomas Nagel ha rilevato che la storia dell'etica si può tutta concentrare intorno ai rapporti tra vita giusta e vita buona.
Quando la felicità è intesa come il culmine della vita morale (Aristotele), la giustizia è compresa all'interno della vita buona e in questi termini definita. 
Quando la giustizia costituisce il fine dell'intera vita morale (Platone), la vita buona è definita nei termini della vita giusta. 
Quando la vita giusta è ritenuta la sola ad avere propriamente un valore morale (Bentham, Kant), la vita buona resta fuori dalla porta dell'etica.
 Quando la vita buona supera quella giusta e se la lascia dietro le spalle (Nietzsche), allora quest'ultima non ha più una dignità etica.
Nagel vede nell'etica contemporanea una sorta di divaricazione, una separazione tra il giusto, luogo dell'imparzialità e della moralità, e il buono, luogo dell'interesse soggettivo e della felicità.
La crisi del fondamento razionale etico è crisi della giustizia, cioè del primato della morale intesa come insieme di leggi universali. 
Conseguentemente viene meno ogni primato della giustizia ed ogni pretesa d'identificare l'etica con la vita giusta.
Accanto alla questione di giustizia, e con dignità almeno pari, si pongono le questioni della felicità personale, della realizzazione della propria esistenza, della piena espansione dell'individualità, di quella che oggi si chiama in termini vaghi «fioritura» dell'io.
L'etica recepisce accanto ai doveri i diritti, gli interessi, i desideri, i piaceri, la fruizione, la realizzazione, l'espansione dell'io, in una parola la «felicità». 
Una nuova domanda etica s'impone prepotentemente: che cos'è che voglio veramente per me?


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