STEP20) Zibaldone



Zibaldone del Leopardi

Lo Zibaldone, o meglio "Zibaldone dei pensieri", è un diario che raccoglie riflessioni ed aforismi del Leopardi.
Scritti tra luglio  del 1817 e agosto 1832, per un totale di 4526 pagine.
Tra i molteplici temi trattati viene anche  riesaminato il concetto cristiano di Dio.
La fine di Dio significa anche la fine di ogni verità e legge assoluta; se l’idea di Dio è frutto di umana convenzione, è inevitabile che anche la morale, che trova in Dio stesso il proprio «fonte, autore, tipo, ragione, padrone, arbitro» ( (Zib. 1710) non sia più verità universale e assoluta. 
La mutabilità dei principi morali, modificatisi nel corso dei secoli e di popolo in popolo, dimostra che
evidentemente la non esistenza di una morale eterna, assoluta, antecedente [...]; e che essa, come ha bisogno di adattarsi alle diverse circostanze e delle nazioni e de’ tempi (e delle specie, se diverse specie di esseri avessero morale, e legislazione), così per conseguenza da esse dipende, e da esse sole deriva (Zib. 2264, corsivo di Leopardi).
Già dall’agosto del 1820 (Zib. 209) Leopardi aveva espresso questa convinzione, asserita nuovamente tre mesi dopo a dimostrazione che i doveri e la morale non derivano da legge naturale, né sono fondati su principi innati e comuni a tutti i viventi:
[la morale determinata] […] non è insegnata dalla natura, ma è legge di pura convenzione, cagionata dall’utilità e necessità sua, utilità e necessità riconosciuta dalla ragione e per via d’argomento, non istillata e ingenita negli animi dalla natura senza bisogno di riflessione. E così il diritto delle genti, che si crede naturale, […] contiene una legge di pura convenzione, la quale prima ch’esistesse, non era colpa il contravvenirle, come si sarà mille volte fatto (Zib. 342).
Non più investiti di valore oggettivo e applicabilità universale i principi morali sono privi di validità e autorità assolute, creazioni legate al momento storico e alle circostanze etnico-geografiche.
Dal canto loro gli esseri umani, senza leggi morali  universalmente valide, si trovano a vivere in un mondo privo di fondamenta etiche.
Anche l’idea che la natura umana sia permanente e immutabile, in cui siano riconoscibili leggi morali altrettanto inalterabili, è «un sogno»; infatti non esiste legge «scolpita primordialmente ne’ nostri cuori» e l’idea di morale nasce con la società perché «l’uomo isolato non aveva bisogno di morale, e nessuna ne ebbe infatti, essendo un sogno la legge naturale» (Zib. 1638). 
Dunque «il bene e il male morale non ha nulla di assoluto. 
Non v’è altra azione malvagia, se non quelle che ripugnano alle inclinazioni di ciascun genere di esseri operanti: nè sono malvage quelle che nocciono ad altri esseri, mentre non ripugnino alla natura di chi le eseguisce» (Zib. 1624).
Gli esseri umani hanno tuttavia un meccanismo intrinseco che permette loro di vedere il mondo in termini morali; questo meccanismo è mosso dall’idea di convenienza.
L’idea relativa e non assoluta della morale è una convinzione costante e inalterata del discorso leopardiano, che la considera una convenzione; essa è regolata, secondo Leopardi, dalla convenienza, cioè da quel processo di ripetizione che trasforma determinate idee, convinzioni e percezioni in abitudini.

Nessun commento:

Posta un commento

Jacques Monod: una nuova etica

Jacques Monod La conoscenza è stata sempre il primo passo per l'agire, per l'etica . Oggi che la scienza ci offre una nuo...