Nel 1972 il Rapporto sui limiti dello sviluppo, commissionaton al Il Club di Roma dal MIT, metteva nero su bianco una lista di conseguenze a cui avrebbe portato la crescita illimitata.
La crisi petrolifera del 1973 fu in qualche modo il primo segnale d’allarme, ma nonostante tutto il paradigma di crescita ha continuato e continua ad essere il modello preferito,addirittura l’unico, sembrerebbe, da politici e governi.
Il risultato è che i quasi 8 miliardi di esseri umani oggi viventi hanno bisogno delle risorse prodotte da due pianeti Terra.
La crisi petrolifera del 1973 fu in qualche modo il primo segnale d’allarme, ma nonostante tutto il paradigma di crescita ha continuato e continua ad essere il modello preferito,addirittura l’unico, sembrerebbe, da politici e governi.
Il risultato è che i quasi 8 miliardi di esseri umani oggi viventi hanno bisogno delle risorse prodotte da due pianeti Terra.
Cinquant'anni dopo, viene pubblicato un nuovo rapporto: "Come on!", è un allarme e un monito secco a muoverci, a cambiare direzione.
Il mondo sta mancando l’obiettivo della sicurezza climatica e senza un cambiamento di rotta deciso, reale, alla fine del secolo la temperatura salirà di oltre 3 gradi.
Le emissioni di anidride carbonica dell’economia globale devono essere ridotte di almeno il 6,2% all’anno per non oltrepassare il limite di aumento massimo di 2 gradi. La riduzione dovrebbe essere del 10% circa per restare sulla soglia di 1,5 gradi, e invece nel 2017 le emissioni globali sono tornate a crescere dell’1,4%, secondo i dati Iea, dopo una pausa di tre anni.
La cosa positiva è che nonostante incredibilmente molti governi prendano ancora tempo o addirittura fanno marcia indietro, i consumatori cominciano a capire, a fare domande, a volersi orientare in modo differente da come hanno fatto finora.
Cresce il numero di persone che prima di comprare si fa e fa domande sulla provenienza dei prodotti, sulla loro eticità, sulla filiera, sulla possibilità di riusare. L’auspicio è che si crei un asse tra i consumatori che vogliono prodotti a basso impatto ambientale e le imprese che vogliono assumersi le loro responsabilità e scelgono la transizione verso la decarbonizzazione, e che hanno deciso di accelerare i tempi andando oltre le misure di salvaguardia climatica decise dai governi.
Il mondo sta mancando l’obiettivo della sicurezza climatica e senza un cambiamento di rotta deciso, reale, alla fine del secolo la temperatura salirà di oltre 3 gradi.
Le emissioni di anidride carbonica dell’economia globale devono essere ridotte di almeno il 6,2% all’anno per non oltrepassare il limite di aumento massimo di 2 gradi. La riduzione dovrebbe essere del 10% circa per restare sulla soglia di 1,5 gradi, e invece nel 2017 le emissioni globali sono tornate a crescere dell’1,4%, secondo i dati Iea, dopo una pausa di tre anni.
La cosa positiva è che nonostante incredibilmente molti governi prendano ancora tempo o addirittura fanno marcia indietro, i consumatori cominciano a capire, a fare domande, a volersi orientare in modo differente da come hanno fatto finora.
Cresce il numero di persone che prima di comprare si fa e fa domande sulla provenienza dei prodotti, sulla loro eticità, sulla filiera, sulla possibilità di riusare. L’auspicio è che si crei un asse tra i consumatori che vogliono prodotti a basso impatto ambientale e le imprese che vogliono assumersi le loro responsabilità e scelgono la transizione verso la decarbonizzazione, e che hanno deciso di accelerare i tempi andando oltre le misure di salvaguardia climatica decise dai governi.
Nessun commento:
Posta un commento